I tre veleni
Siamo circondati da violenza, ignoranza, aggressività. Siamo bombardati costantemente da fatti di cronaca più o meno gravi. Tutto questo è molto stancante, frustrante, e io continuo a domandarmi come devo pormi nei riguardi di questi fenomeni. Compassione, perdono e accettazione… me lo sento dire in continuazione, ma faccio molta fatica a crederci. Non voglio crollare ne abbandonare questi insegnamenti che fino ad ora mi hanno aiutato, ma mi trovo impigliato in una rete che mi trattiene verso la pace, se esiste, interiore.
Al mondo ci sono circa 7.300.000.000 di individui e la popolazione è in crescita esponenziale. L’unico continente in cui la popolazione sia in calo è l’Europa. La serie di guerre succedutesi all’11 settembre 2001 ha destabilizzato vaste zone del pianeta, principalmente in Asia e nel Nordafrica, ma anche altrove, con l’effetto di creare zone di conflitto permanente là dove prima c’era una relativa stabilità. Questa stabilità era garantita da governi forse discutibili sul piano delle libertà democratiche, ma di sicuro più efficienti nel controllo del territorio dei governi-fantoccio insediati successivamente dai «portatori di democrazia». Questa politica miope e perniciosa, utile solo ai petrolieri e ai mercanti d’armi, ha portato una gran massa di profughi e migranti a premere sulle frontiere dell’Europa in cerca di un luogo in cui vivere. Una pressione che induce reazioni inconsulte, dettate dalla paura, nei territori «invasi». Aumentano la violenza e l’aggressività, complice una diffusa ignoranza che rende le persone facile preda di arruffapopoli xenofobi e razzisti, cui i media fanno da megafono. Il livello medio di ansietà della gente è alto e ciò si riflette nei nostri rapporti interpersonali, in famiglia, sul lavoro, nella società.
Che cosa può fare un sia pur benintenzionato praticante buddhista sollecitato quotidianamente da tutta questa negatività? La domanda è seria, e richiede una risposta altrettanto seria, non una semplice ripetizione del catechismo buddhista sulla coltivazione della pazienza e della compassione. Forse potremmo riprendere da capo, e con un altro spirito, l’insegnamento sulle Dieci Non-Virtù. Ci sono tre porte attraverso le quali compiamo azioni: il corpo, la parola e la mente. Per il tramite di queste porte possiamo produrre atti positivi oppure negativi. Le azioni corporee non virtuose sono: uccidere, rubare e la cattiva condotta sessuale. Le azioni verbali non virtuose sono: la menzogna, i discorsi che dividono, le parole offensive e i pettegolezzi. Le azioni mentali non virtuose sono: i pensieri bramosi, i pensieri ostili e l’aggrappamento a convinzioni sbagliate. Ebbene, astenersi da queste azioni non virtuose è il primo passo. Non tutti siamo in grado di amare il nostro prossimo, però siamo in grado di astenerci dall’odio. Soprattutto nel momento in cui ci rendiamo conto che l’odio è un vero e proprio veleno che inquina la nostra vita e rende infelici noi prima ancora di risultare nocivo per gli altri. «Odiare qualcuno, diceva il Buddha, è come bere un veleno e attendersi che l’altro muoia».
